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Recensione: Il figlio del fuoco di Riccardo Giacchi

Buondì!
Come promesso, oggi abbiamo una recensione.
Greta ci parla di Il figlio del fuoco di Riccardo Giacchi.
Buona lettura!

Il figlio del fuoco di Riccardo Giacchi

Sad Dog Project – 10 settembre 2018
106 pag. – fantasy
2,99 e 11,99€

Puoi acquistare Il figlio del fuoco in ebook o cartaceo su Amazon

Babel ha scoperto presto quanto dura possa essere la vita. Troppo presto. Unico sopravvissuto in un incidente stradale che gli ha portato via i genitori, la sola casa che ha conosciuto fino alla sua adolescenza è l’orfanotrofio di Corinto, dove è cresciuto insieme a tanti altri figli di nessuno fra cui Markus, il suo migliore amico, e Narses, un ex ospite dell’orfanotrofio rimasto nella struttura con il ruolo d’istruttore e tutor dei ragazzi. Babel, però, è diverso dagli altri orfani: in lui c’è un qualcosa, un antico potere che gli arde dentro e che fa di lui un essere speciale e pericoloso allo stesso tempo, che si risveglierà in tutta la sua brutale furia durante una lite con i suoi compagni. La tragica esperienza assopirà ancora una volta le capacità di Babel che, divenuto un uomo adulto, cercherà, invano, di dimenticare il suo passato. Ma il destino del giovane è segnato e il desiderio di un’esistenza normale diverrà una lontana speranza: ogni frammento della sua vita si ricomporrà in un mosaico dai colori tetri e, attraversando un dantesco inferno, Babel entrerà in contatto con una realtà inaspettata, dilaniata da un’antichissima lotta tra la luce e le tenebre e nella quale dovrà scegliere da che parte schierarsi per decidere il destino dell’umanità.

Devo ammettere che questo libro mi ha suscitato sentimenti decisamente contrastanti.
La storia ha delle grandissime potenzialità: il giovane protagonista, Babel, unico sopravvissuto di un incidente d’auto che ha provocato la morte dei suoi genitori, è costretto a vivere in un orfanotrofio di Corinto dove presto scoprirà che in lui alberga un potere sopito, che lo renderà un essere speciale e pericoloso. Babel, fin dalle prime righe, ha la capacità di affascinare chi legge, portandolo a desiderare di scoprire di più su di lui.

La vicenda, però, è raccontata molto velocemente, forse troppo. Nel giro di poche pagine veniamo proiettati in avanti con gli anni, senza avere la possibilità di poter leggere quegli approfondimenti tanto desiderati.
L’autore semina tutti una serie di dettagli che meriterebbero assolutamente di essere maggiormente sviluppati e che garantirebbero quelle sfaccettature in grado di rendere la storia avvincente.
Anche i dialoghi non hanno troppo contribuito a farmi affezionare a quanto narrato; in alcune situazioni risultano essere un po’ troppo forzati, in altri non aggiungono nulla di speciale a quanto già descritto.
La storia è raccontata dal punto di vista di Babel, al quale non credo sia stato comunque dato il giusto spazio. Come è arrivato a pensare determinate cose? Come si è lasciato convincere a intraprendere una particolare strada? Sono solo alcune delle domande che invadono la mente del lettore e che non sembrano trovare una vera e propria risposta.

Ammetto che, al termine della lettura, sono rimasta un po’ con l’amaro in bocca: troppo veloce, troppo rapida, troppo poco dettagliata ma con grandi potenzialità, questa storia meriterebbe sicuramente di essere ulteriormente approfondita.

Valentina

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