Ciao a tutti!
Vi do il buongiorno con la notizia della nuova collana Marsilio: PassaParola.
Continuate a leggere per saperne di più!
PASSAPAROLA
LA NUOVA COLLANA MARSILIO
CHE FONDA UN GRUPPO DI LETTURA DI SCRITTORI E LETTORI
Leggere è un gesto infettivo. Un amico ci consiglia un libro e lo leggiamo. Un giornale recensisce un libro e lo compriamo.
Che cosa succede se è uno scrittore a consigliarci un libro?
Dall’incontro tra un libro e uno scrittore nasce PassaParola, la collana Marsilio che raccoglie brevi memoir di scrittori italiani che si confrontano con un libro speciale, e dunque con le proprie ossessioni, con la propria biografia, vera o presunta, dando vita a un gruppo di lettura che unisce lettori e scrittori.
Inaugurano la serie, in libreria dal 30 agosto 2018:
Michela Murgia, L’inferno è una buona memoria
Visioni da Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley
Lisa Ginzburg, Pura invenzione
Dodici variazioni su Frankenstein di Mary Shelley
Alessandro Giammei, Una serie ininterrotta di gesti riusciti
Esercizi su Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald
L’inferno è una buona memoria di Michela Murgia
Quanto somiglia Cabras, Sardegna, paese natale di Michela Murgia, ad Avalon, Britannia, luogo mitico legato a Re Artù? Come Morgana, Igraine e Viviana, le “Signore del Lago”, hanno il potere di sollevare le nebbie con le loro parole, influenzare e curare le vite dei cavalieri della Tavola Rotonda, così Michela Murgia, nata in mezzo alle acque di Cabras, ha il potere di sollevare le nebbie intorno alle storie e alle idee che stanno alla base dei suoi romanzi e dei suoi saggi: la versione delle donne, la versione degli uomini, la versione di Dio. In un viaggio che comincia in mezzo al mare e in mezzo al mare ritorna, Michela Murgia, una delle maggiori scrittrici italiane, racconta come e perché è diventata femminista, come e perché ha cominciato a temere le gerarchie religiose, come e perché non ha mai smesso di giocare di ruolo nel mondo magico di Lot, come e perché certi libri che ci hanno fatto crescere, in effetti, li abbiamo mangiati più che letti, e soprattutto come e perché creare ogni giorno il mondo che ci circonda è un gesto politico.
Una serie ininterrotta di gesti riusciti di Alessandro Giammei
Come si fa a credere nel sogno americano dopo Il grande Gatsby? E cosa sognano gli americani dopo Trump? Il giovane romano che abita queste pagine arriva a Princeton, l’università dei sogni in cui Fitzgerald studiava, e incontra premi Nobel e premi Pulitzer, poeti e scienziati, figli di milionari e di immigrati. Incontra soprattutto studenti, venuti da ogni parte del mondo per partecipare della stessa pertrofica e inebriante eccellenza americana, ma anche per seguire i suoi corsi. È cresciuto, come molti italiani nati in periferia alla fine degli anni Ottanta, guardando i Pokémon, giocando di ruolo in rete, fumando di nascosto con la scusa di portare fuori il cane (anche se questo non riguarda solo i nati alla fine degli anni Ottanta). Dalle campagne di Mostacciano a quelle del New Jersey, l’orizzonte conchiuso dal nastro del grande raccordo anulare si srotola nelle promesse del vecchio nuovo mondo, abbracciando l’impensierita e formidabile ascesa di un giovane uomo per cui le cose dette, lette, viste e assaggiate stanno tutte insieme nella memoria e nel futuro, nell’incanto e nella carne.
Pura invenzione di Lisa Ginzburg
Mary Shelley, la figlia di una filosofa femminista e di un filosofo politico, comincia a scrivere, nel 1816, nell’anno senza estate e per gioco, il romanzo del nuovo Prometeo, la storia di Frankenstein, il mostro reso colpevole dall’evidenza di non essere stato amato, la creatura tratta per amore dalle viscere dei cimiteri e alla quale il fulmine di Victor Frankenstein, lo scienziato, dà la vita. Frankenstein è il primo romanzo in cui la scienza si fa mitologia e, come la mitologia, crea i suoi esseri mortali e i suoi esseri immortali. Lisa Ginzburg, figlia di una storica del femminismo e di uno storico, a duecento anni dalla prima pubblicazione del romanzo di Shelley ci racconta, forte e conscia di questa eco bio-bibliografica, il suo Frankenstein lettera per lettera, dalla “F” della Felicità di rileggerlo e ritrovarlo, alla “N” di Nascere, che è, sempre, il verbo dove tutto comincia.
Valentina