Buongiorno, bibliofili!
Torno con una recensione. Il libro in questione sono sicura che ormai lo conoscete tutti, quindi vi lascerò un mio breve pensiero…
Curiosi?
Buona lettura!
Nostalgia del sangue di Dario Correnti
Giunti Editore – pag. 544 – thriller
19,00 € – 9,99 € ebook
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Certe mostruosità possono maturare solo in posti così: una provincia del nord Italia, dove soltanto pochi metri separano un gregge di pecore da un centro commerciale con sala slot e fitness, dove la gente abita in villette a schiera con giardino, tavernetta e vetrina con i ninnoli in cristallo, dove riservatezza è il nome che si attribuisce a un’omertà che non ha niente da invidiare a quella dei paesi dove comanda la mafia. Gli stessi luoghi che più di cento anni fa, infestati dalla miseria, dalla denutrizione e dalla pellagra, videro gli spaventosi delitti di Vincenzo Verzeni, il “vampiro di Bottanuco”, il primo serial killer italiano, studiato da Lombroso con la minuzia farneticante che caratterizzava la scienza di fine Ottocento e aggiungeva orrore all’orrore. Il serial killer che sembra citare il modus operandi di quel primo assassino non è però un giovane campagnolo con avi “cretinosi”, è una mente lucidissima, affilata, che uccide con rabbia ma poi quasi si diletta, si prende gioco degli inquirenti. A raccontare ai lettori le sue imprese e, a un certo punto, a tentare in prima persona di dargli la caccia, la coppia più bella mai creata dal noir italiano: Marco Besana, un giornalista di nera alle soglie del prepensionamento, disilluso, etico e amaro come molte classiche figure della narrativa d’azione, e una giovane stagista, la ventiseienne Ilaria Piatti, detta “Piattola”. Goffa, malvestita, senza neppure un corteggiatore, priva di protezioni, traumatizzata da un dolore che l’ha segnata nell’infanzia e non potrà abbandonarla mai, eppure intelligentissima, intuitiva, veramente dotata per un mestiere in cui molti vanno avanti con tutt’altri mezzi, Ilaria è il personaggio del quale ogni lettrice e lettore si innamorerà. Un uomo anziano e una ragazza rappresentanti emblematici delle due categorie più deboli della società italiana di oggi, uniscono la loro fragilità e le loro impensabili risorse per raccogliere la sfida lanciata dal male.
Da una parte Marco Besana, giornalista di nera ormai prossimo alla pensione, dall’altra Ilaria Piatti, detta Piattola, giornalista alle prime armi. Se il primo è schietto, duro, crudo e realistico, e l’altra è goffa, insicura, timida, senza esperienza e segnata da un vecchio dolore, la somma è una coppia fantastica. Coppia lavorativa si intende, eh.
Dopo un’abile intuizione della Piattola, i due si ritrovano a lavorare e investigare insieme su un assassino che ha rievocato i massacri di Vincenzo Verzeni, il “vampiro di Bottanuco”, il primo serial killer italiano. La strada da fare per trovare il colpevole sarà lunga e non priva di suspense, paura e colpi di scena.
«Hanno per caso trovato degli spilli?»
Besana frena bruscamente. Un idiota con un Suv l’ha appena superato da destra senza mettere la freccia. «Spilli? Non che io sappia» risponde.
«Aveva la bocca piena di terra?»
«Non mi risulta» risponde Besana.
«Peccato» dice Piatti, «se no era proprio uguale. Persino la data: 8 dicembre.»
«Uguale a cosa?» chiede Besana, incuriosito.
«A un altro delitto» risponde, finalmente concisa, Piatti.
«E quale?»
«Un caso dell’Ottocento» sussurra lei.
Iniziamo col dire che Dario Correnti è uno pseudonimo e non si sa chi si celi dietro. Sappiamo che sono due persone, e che entrambi non sono mai stati cronisti di nera (da un commento dell’autore sul gruppo Facebook, ndr).
L’inizio di questo romanzo mi ha catturato. Ero indecisa su quale iniziare, così, dopo averlo sfogliato velocemente, ho iniziato a leggere e… catturata. Mi è piaciuto fin da subito Besana per il suo essere crudo, diretto, senza peli sulla lingua. Di conseguenza la narrazione è sempre frizzante, viva. Anche se caratterialmente il personaggio non è una “novità”, perché è il classico personaggio letterario (giornalista o investigatore che sia) dedito al lavoro e che ha fatto finire il matrimonio per colpa di una relazione con una stagista, devo dire che nell’insieme l’ho apprezzato molto. La Piatti invece… è una cucciola, una bimba. È all’inizio della carriera, e dopo lo stage al giornale vede quasi il futuro che vorrebbe svanire in un niente. Lavorare con Besana per lei è una benedizione perché, sebbene all’inizio Marco la sopportasse poco, ha modo di imparare da un maestro, ma oltre all’ambito lavorativo, ha modo di crescere caratterialmente grazie alla durezza, schiettezza del suo mentore.
La storia è ricca di colpi di scena. Spesso ho creduto di aver capito chi era il colpevole, invece poi altre prove portavano a puntare il dito verso un’altra persona, e così via. Finché, almeno, non arriviamo a un punto morto. Ecco, questo non ci voleva proprio. Ora non ricordo il punto preciso, la pagina precisa, ma diciamo dopo un po’ più di metà libro, c’è un punto morto. Le indagini sono ferme, non ci sono novità, altre piste né altro e la narrazione si trascina per qualche cento, centocinquanta [non le ho contate con esattezza quindi vi prego di prendere la misura “alla buona”] pagine molto lentamente, senza dare niente di nuovo al lettore, facendo anzi venire voglia di leggere in modo veloce per passare oltre e vedere se finalmente succederà qualcosa.
Questa è l’unica cosa che non ho apprezzato. Perché tirarlo per le lunghe? Se invece di 544 pagine ne fossero venute fuori 444, sarebbe stato bello lo stesso, anzi, anche meglio dato che non avrebbe avuto quel “punto morto”.
Una cosa che invece ho apprezzato è la parte “storica”. Mi spiego. Nel libro, per spiegare la vicenda di Vincenzo Verzeni, modus operandi e parte psicologica, ci si sposta nel periodo in cui ha vissuto facendoci “vedere” la sua storia. Questo, e gli studi di esperti sul caso Verzeni, danno modo di scoprire una parte di storia italiana a chi magari finora non ne aveva sentito parlare. Io ammetto che ero tra questi. Del vampiro di Bottanuco non avevo mai sentito parlare. Ora invece è una cosa in più che conosco.
In conclusione, Nostalgia del sangue è un bel thriller, con una bella storia e una coppia fantastica di giornalisti investigatori. A mio parere, peccato solo per quella parte che ho sentito “vuota”, che lo fa sembrare troppo tirato per le lunghe. Per questo si prende 3 stelle/5.
Voi lo avete letto? Mi farebbe piacere avere uno scambio di opinioni con voi. Lasciatemi pure un vostro commento qui sotto!
Inoltre volevo dirvi che Giunti ha creato un gruppo su Facebook in cui è presente anche l’autore. L’editore ci fa sapere che questo sarà l’unico modo per parlare con Dario Correnti.
In più Dario ci dà appuntamento a martedì 3 aprile tra le 18 e le 19 per un “aperitivo virtuale” in cui chiacchierare tutti insieme. Se vi va, iscrivetevi al gruppo: Nostalgia del sangue.
A presto, bibliofili!
Valentina
Nostalgia del sangue, per me è stato un ottimo romanzo, bella la trama interessanti sono i protagonisti bello anche l’accostamento della storia di Vincenzo Verzeni, inoltre anche il modo di scrivere molto fluido con belle descrizioni del paesaggio dove è stata ambientata la storia.