Ti presento un esordiente

Rubrica “Ti presento un esordiente” #7

Ciao a tutti!
Come state?

Oggi abbiamo un’altra autrice che ci parlerà di sé.
Volete scoprire chi è?

Roma, 25 marzo 2016

Cara Valentina,

ti scrivo all’indomani della pubblicazione del mio romanzo d’esordio con uno stato d’animo che, assemblando entusiasmo e apprensione, sembra quieto.

Per mesi ho creduto che questo giorno avrebbe rappresentato per me la fatidica “chiusura del cerchio” dopo più di quattro anni di lavoro, mi rendo invece conto che sebbene si sia chiuso un percorso, se ne sta aprendo un altro non meno impegnativo.

Il libro, Il Tredicesimo Periodo, è ambientato nel futuro prossimo, in una Roma che ha risvegliato la sua sensualità dopo la riapertura delle case di tolleranza e ha istituito La Dolce Via, dove sono ubicate dodici Domus del piacere, ognuna titolata del nome di antiche divinità romane in omaggio ai fasti conosciuti dalla capitale ai tempi dell’Impero. Credo che Roma sia una città profondamente “addormentata” da questo punto di vista: i bisogni e le frustrazioni quotidiane date dalla disorganizzazione e dal degrado l’ha resa aggressiva e nervosa, poco incline alla morbidezza e l’arrendevolezza che l’erotismo reclama. Ho cercato di immaginarla attraverso le sfasature e le distorsioni che può generare la legalizzazione della prostituzione e l’assunzione dell’esperienza sessuale come valore alla portata di tutti.

Il titolo del testo prende in prestito un concetto conosciuto in gergo contabile come il momento in cui il bilancio di una società viene “aggiustato” inserendo i costi e i ricavi di competenza, rettificando le attività ed eventualmente rivalutando le passività. Tale processo è secondo me molto simile a quello che si compie nell’intimo della propria coscienza nelle fasi di svolta dell’esistenza. È proprio un tredicesimo periodo quello che si trova a vivere la mia protagonista.

Il personaggio di Estelle, infatti, sperimenta le Domus e con esse dodici approcci diversi alla vita; tratta con curiosità e irriverenza una serie di stereotipi legati alla fisicità, tutti rappresentati lungo La Dolce Via. Si districano infatti su un cammino di lussuria, appagamento e analisi di sé: la prestigiosa Domus Giove, ricercata per i suoi servigi di esperienza e sapienza, per questo frequentata da personalità importanti; la creativa alcova di Apollo destinata a sperimentazioni artistiche e sensuali; la mistica dimora di Nettuno dedita all’inconscio, sondato nei più reconditi aspetti persino attraverso l’assunzione di sostanze allucinogene; la trasformista Domus Proserpina predisposta a realizzare ogni desiderio; l’accondiscendente ospitalità di Vulcano e il suo opposto dominante Domus Marte, dove trovano rispettivamente il loro posto sottomessi e dominatori. Per i viziosi del gioco invece è sempre aperta Domus Mercurio, mentre gli eccessi e gli amanti peculiari sono offerti dal talamo di Bacco. Chi è in cerca di cure divine, Domus Cerere servirà con il suo cuore ristoratore; la lussuosa sede di Giunone, invece, unirà godimento e lusso; gli schemi rigidi della razionale Minerva sono pronti a saltare nella residenza a lei dedicata; infine Domus Venere è votata a soddisfare le passioni più profonde, audaci e lascive.

Ogni volta che Estelle si distacca da tali modelli predefiniti, così come quando si trova in parte a soccombervi, scopre una parte della sua personalità.

La scelta di raccontare un sentiero di scoperta che utilizza il corpo come veicolo nasce dalla voglia di dimostrare come il superamento di certe ipocrisie e contraddizioni possa generare relazioni sociali che si cementano in maniera più vera. Il messaggio più profondo che desidero trasmettere con questa storia è che essere capaci di appagarsi è la chiave per scoprire il proprio posto nel mondo e per stare bene con gli altri.

Tu lo condividi?

Con affetto,
Tua Melania Mieli

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