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Presentazione: Haibane – Ali di cenere di Francesca Angelinelli

Titolo: Haibane – Ali di cenere
Autore: Francesca Angelinelli
Prezzo ebook: 2,99 €
Pagine: 339
Editore: Youcanprint
Genere: fantasy
Formato: ebook
Data di uscita: 9 aprile 2015

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Sinossi

Sainan, signora di Haibane, deve difendere i suoi possedimenti dalle mire dell’arrogante Shigemori Furi, signore del feudo confinante. Per farlo è disposta anche a vendere l’armatura di suo padre e a implorare l’Imperatore.
Tuttavia, quando Shigemori la fa rapire e portare nel proprio castello, sembra che non ci sia altra alternativa che gettarsi sulla propria spada per difendere l’onore. Eppure, tra quelle mura ostili, troverà l’aiuto inaspettato di Itachi Furi, figlio adottivo di Shigemori.
Cosa nasconde la memoria compromessa del giovane guerriero? Itachi, infatti, non ha i modi odiosi del padre e sarà disposto a rinunciare a ogni cosa pur di salvarla.
Tra amore e avventura, un altro avvincente viaggio nel magico impero dello Si-hai-pai, avvolti da demoni furiosi, misteriose sacerdotesse e oscure maledizioni.

Biografia autrice

Francesca Angelinelli (Busto Arsizio, 31 gennaio 1982) è una scrittrice italiana, conosciuta come autrice di narrativa fantastica e fantasy.
Dopo aver frequentato corsi di scrittura creativa e essersi dedicata alla stesura di racconti, nel 2004 comincia a lavorare al progetto di un universo fantasy di stampo orientale che troverà definitivo sviluppo nella serie Ryukoku Monogatari edita dal 2010 per Casini Editore.
La scrittrice esordisce, però nel 2007 con i primi due romanzi di una serie fantasy orientale, Chariza. Il soffio del vento e Chariza. Il drago bianco, editi da Runde Taarn Edizioni e oggi fuori catalogo. Sempre per Runde Taarn Edizioni nel 2009 pubblica il fantasy eroico Valaeria, ispirato al mondo della Roma tardo-antica.
Nel 2009 pubblica anche il paranormal romance Werewolf per Linee Infinite Edizioni.
Il 2010 è l’anno del suo ritorno al fantasy orientale con la raccolta Racconti di viaggio del monaco Kyoshi, vincitrice della seconda edizione del Premio di Narrativa Fantastica – Altri Mondi e edita da Montag Editore, e con la pubblicazione del primo volume della Serie delle Cucitrici, Kizu no Kuma. La cicatrice dell’orso, per i tipi di Casini Editore, primo volume del progetto Ryukoku Monogatari.
Altri racconti brevi sono stati pubblicati in riviste e antologie.

Estratto

Sainan respirò l’odore del sangue misto a quello delle erbe medicinali, si tastò il fianco e, sotto la casacca, si meravigliò di sentire delle bende. “Sono stata curata, pensò. Ma da chi?”. Aprì faticosamente gli occhi, stupendosi di trovarsi in un’elegante stanza sui cui pannelli erano dipinti gli alberi simbolo delle quattro stagioni, pini a nord, ciliegi a est, melograni a sud e aceri a ovest. – Dove sono? – sussurrò, senza aspettarsi una risposta.
– In una camera del Castello di Kurirohige – rispose, invece, la voce di un uomo.
Sainan deglutì e mosse lentamente il capo voltandosi, in tempo per vederlo mentre si inginocchiava accanto a lei. Non poteva avere più di trent’anni, aveva capelli molto scuri e occhi neri. Che fosse un nobile era evidente dai suoi tratti affilati e sottili, il mento sfuggente, il naso aquilino, a Sainan fu subito chiaro anche che non si trattava di un funzionario o di qualcosa di simile per via delle spalle larghe e del torace ampio, tipici dei guerrieri. Osservò i suoi abiti, un paio di ampi pantaloni color crema e una casacca marrone: di sicuro non apparteneva al Clan U, ma sulla casacca non c’erano stemmi e per questo lei non era del tutto certa che si trattasse di un Furi, inoltre non aveva l’espressione di disprezzo che caratterizzava tutti quelli che appartenevano a quel Clan, fossero nobili o semplici servi, e che era tipica di Shigemori. Quell’uomo aveva invece un’aria pacata e gentile. – Chi siete? – domandò.
– Il mio nome è Itachi – rispose sorridendo e inchinandosi – E sono anch’io un ospite del nobile Shigemori.
– Ospite? – disse Sainan, mettendosi a sedere – Prigioniero vorrete dire?
Lui di nuovo sorrise gentilmente. – Sono un ostaggio in un certo qual modo, non posso negarlo, ma vivo da talmente tanto tempo in questo castello che non mi è proprio possibile considerarmi un prigioniero.
Sainan distolse lo sguardo e strinse i pugni attorno alla stoffa delle lenzuola. – Io non ho il tempo di abituarmi a questo dannato posto – lo guardò speranzosa – Aiutatemi a fuggire, ve ne prego. Io non posso restare chiusa…
– Come un uccello in gabbia – concluse lui – Sì, so chi siete, nobile U – disse, rispondendo alla sua espressione sorpresa – E capisco ciò che provate, ma non c’è modo di andarsene, il corridoio e la veranda sono sorvegliati notte e giorno da numerosi soldati e, se anche riusciste ad uscire di qui, non arrivereste viva alle mura.
– E dovrei semplicemente restarmene qui, sapendo che Shigemori minaccia le mie terre? – disse lei – Vi supplico, deve esserci un modo!
– Non c’è. Sono dieci anni che vivo a Kurirohige, ormai lo conosco come le mie tasche. Tutto quello che dovete fare è avere pazienza, il nobile Shigemori…
Lui stava terminando la frase, quando il pannello dei pini contorti si aprì e Shigemori Furi comparve sulla porta, con il suo disgustoso sorriso da topo disegnato sul volto.
Itachi si alzò, inchinandosi con profondo rispetto. – Mio signore.
Sainan scostò le coperte e balzò in piedi allontanandosi il più possibile dal suo nemico. Shigemori ignorò Itachi e puntò i suoi piccoli occhi suini sulla donna. – Dama Sainan, sarà un piacere avervi come ospite, sono certo che vi troverete benissimo a Kurirohige.
– Permettetemi di dubitarne – sibilò lei.
– Oh, siete offesa per il modo in cui il nobile Itachi vi ha invitata a unirvi a noi? – domandò Shigemori ridendo.Lo sguardo di Sainan passò rapidamente da Shigemori al giovane e la sorpresa lasciò il posto alla rabbia. – Il cavaliere dall’armatura color bronzo, eravate voi.
Itachi distolse lo sguardo rimanendo in silenzio e Shigemori approfittò della distrazione di Sainan per avvicinarsi a lei, che fu costretta ad arretrare, finendo con le spalle al muro.
– Cosa volete fare ora?
– Chiedere un riscatto – rispose Shigemori – Richiesta che in ogni caso non avrà alcun valore, perché ho comunque intenzione di… – sorrise, fece un paso verso di lei, schiacciandola contro la parete – Di prendermi Haibane.
– Non ve lo permetterò mai! – gridò lei, guardandolo negli occhi con aria di sfida.
Shigemori le prese il mento tra le mani e appoggiò le sue labbra umide a quelle di lei, mentre con la mano sinistra le accarezzava il fianco salendo, poi, fino ad appoggiare la sua mano avida al suo seno.
Sainan cercò di ribellarsi, ma Shigemori si premette ancor di più contro di lei. Lei allora sentì che le lacrime cominciavano a salirle agli occhi e cercò aiuto guadando Itachi, ma lui se ne stava immobile, con i pugni stretti e lo sguardo fisso sul pavimento.
La rabbia attraversò Sainan che trovò la forza di sollevare un ginocchio, dando un calcio proprio in mezzo alle gambe di Shigemori, riuscendo finalmente a levarselo di dosso. – Bastardo! – gridò.
L’uomo, rosso in volto, sollevò il braccio e la colpì violentemente in viso, facendola cadere a terra. – Cagna schifosa! – tuonò – Non sei altro che una serva ed è ora che impari qual è il tuo posto. Qui a Kurirohige io faccio quello che voglio delle mie serve e vedrai che piegherò anche te, piccola stupida. Giuro che riuscirò a possedere sia te che Haibane.
Lei rise e si sollevò, asciugandosi il sangue che scivolava su un angolo della bocca, e lo guardò con ferocia. – E come pensate di fare? Haibane non sarà mai vostra, nemmeno se cercherete di prenderla con la forza!
Shigemori strinse i pugni e le sue labbra si piegarono in un ghigno. – Questo è ancora da vedere! – disse, avviandosi verso la porta, ma si fermò appoggiando una mano sulla spalla di Itachi – Ottimo lavoro, ragazzo mio, sono fiero di te – si voltò a guardare Sainan – Dopotutto se quello sciocco del mio capitano l’avesse uccisa avremmo perso una preda importante, hai fatto benissimo a portarla qui. Te la affido. Non farla scappare e attento che non ti colpisca. Il giovane Cormorano ha un becco pericoloso – rise ed uscì, lasciandoli soli a fissarsi.

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