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Recensione: Ritrovarsi a Manhattan di Carole Radziwill

Titolo: Ritrovarsi a Manhattan
Autore: Carole Radziwill
Prezzo di copertina: 16,40 €
Editore: Garzanti
Pagine: 293
Formato: rilegato

Sinossi:
Claire sa bene che il destino a volte percorre strade inaspettate. Eppure non avrebbe mai immaginato di ricevere un’eredità così bizzarra: completare l’ultimo libro su cui stava lavorando suo marito, uno dei più famosi sessuologi americani. E ora Claire non sa da che parte cominciare. Perché è abituata a scrivere brevi articoli, ma un romanzo è un’altra cosa. Perché ritrovarsi vedova a New York a trent’anni è un’impresa tutt’altro che semplice. Ci sono regole non scritte a cui non si può sfuggire. Tutti intorno a lei sembrano non aspettare altro che darle consigli su come comportarsi, su cosa fare o non fare, chi frequentare e chi evitare. Il galateo dell’alta società di Manhattan prevede fasi ben precise per chi ha perso il marito: osservare il lutto per il tempo giusto, ma non negarsi alla vita sociale; rimanere fedeli al ricordo dell’amore passato, ma conoscere nuovi uomini. Bisogna far fronte alla solitudine, assecondare gli amici, ascoltare i consigli di un terapista, anzi, meglio due, consultare una botanista, innamorarsi di un moderno cantastorie, se necessario… E poi c’è sempre quel libro da terminare, e anche qui una regola infallibile non c’è. Tra sorprese, colpi di scena, storie strampalate e tradimenti, Claire si accorge che, forse, quella che stringe tra le mani è la sua seconda occasione. Di iniziare di nuovo, di essere felice. Perché a volte bisogna solo spiccare il volo, senza voltarsi indietro.

Recensione:
Premettendo che questo libro l’ho scelto io, sono rimasta un tantino delusa. Delusa, sì, perché dalla trama che potete leggere qui sopra e dalle frasi in copertina mi aspettavo qualcosa di diverso.
Mi permetto di parlare apertamente in quanto la trama da già fin troppi spoiler. Mi aspettavo dolore per il lutto, mi aspettavo sofferenza, depressione… Cose che onestamente non ci sono. C’è smarrimento, perdita della bussola, sì, ma solo perché Claire, la protagonista, è sempre stata l’ombra del marito e ora senza di lui non sa cosa fare. Come ben capirete c’è differenza tra soffrire per la perdita dell’amato marito e sentirsi smarrita solo perché lui è morto e non sai più cosa fare della tua vita. Sì, perché alla fin fine Claire, per me, non amava realmente Charles, come lui non amava realmente lei. Affetto, ammirazione, sì; amore proprio no. Qui c’è la prima piccola delusione.
Già dal fatto che Charles le abbia detto che “in questa casa c’è spazio per un solo scrittore e quello sono io” (non sono le testuali parole ma il senso è quello), sbarrando la strada del suo futuro e del suo talento, fa capire che uomo era. Nell’immagine di copertina c’è scritto “Un’eredità speciale”. Sarà anche così, ma io non l’ho trovata speciale. Sopratutto perché poi non porta a termine le volontà del marito. Questa eredità le da solamente modo di infatuarsi del soggetto dell’eredità e di soffrire -poco, in realtà- per lui.
Visto che siamo in tema di infatuazioni, sbaglio o Claire si era infatuata -poco poco- anche di Derek, il griot?
Parlando delle parti del libro -4 in totale- credo che la prima e la terza siano un po’ tirate per le lunghe e che la quarta sia, in confronto, fin troppo corta. Nella quarta parte è narrato il finale, ciò che in copertina viene descritto come “Una seconda occasione inattesa. Una nuova felicità”. In pratica la parte che non vedevo l’ora di leggere dura una manciata di pagine, 13 per l’esattezza. Mi sarebbe piaciuto leggere come, quando di tutto ciò e invece prosegue la storia in modo frettoloso e senza dettagli. Non ci fa assolutamente gustare la storia d’amore.
Ethan è stato forse il personaggio che ho preferito. Al contrario di Sasha, l’amica tutta soldi, uomini, e ritocchi estetici. Nemmeno la protagonista mi è piaciuta, comunque. Si fa troppo sballottare da una parte all’altra da chiunque. Mi sembra manchi di fermezza.
Non mi aspettavo tutta sta fissa per il sesso, la perdita della seconda verginità ecc. Il marito era un sessuologo, ok, ma penso che ci sia chi è un sessuologo di professione senza esserne ossessionato ecc., ecc.. Se mi sbaglio correggetemi pure.
Non sono nemmeno 300 pagine, però le ho lette con lentezza, come se fosse un mattoncino di 600-700 pagine. L’ho trovato un po’ noioso, non mi ha provocato emozioni.
C’è da dire però che la scrittrice scrive bene, questo bisogna dirlo. Forse è la storia in sé che non va.
Questa ovviamente è solo la mia opinione e si sa che per i libri si va a gusti. A me non è piaciuto più di tanto ma può darsi che tra di voi ci sia qualcuno che lo amerà.


Mi sono un po’ dilungata, ma spero che capirete ciò che penso di questo libro. Voi invece, cosa ne pensate leggendo trama e recensione? Mi piacerebbe sapere i vostri pareri.
Alla prossima recensione!

The Bibliophile Girl

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